Ampliando il progetto Exodus, Nicolò Filippo Rosso esplora il paesaggio delle frontiere del continente Americano attraverso un’ampia selezione di scatti panoramici, progetto personale dal titolo Borderlines, interamente realizzato con il sistema GFX.
❝Questa serie di panorami esplora uno scenario che ho indagato a lungo a causa delle tragedie disumane che accadono ai richiedenti asilo provenienti da America Latina, Asia, Europa e Africa che tentano di raggiungere gli Stati Uniti in cerca di una vita migliore. Dopo aver documentato per molti anni il passaggio delle persone attraverso i confini naturali e i loro insidiosi viaggi da una nazione all’altra, ho deciso di riflettere sul paesaggio in cui si svolgono le loro storie.❞
Nicolò Filippo Rosso | FUJIFILM GFX50S | GF45mmF2.8 R WR | F9 | 1/1000| ISO 100
Cercavo un modo per guardare quelle scene da una prospettiva diversa che potesse portarmi a una nuova comprensione del fenomeno. Concentrandomi sulla fotografia di paesaggio, ho voluto rallentare il mio approccio tradizionale, e più fisico, e cercare angoli che non avevo mai osservato prima.
Quando FUJIFILM mi ha offerto la possibilità di testare, nel mio lavoro, l’attrezzatura GFX, è stato un colpo di fulmine.
Tenendo a mente le storie di vita spezzate che ancora documento con la tradizionale macchina fotografica 35 mm, mi sono concentrato sulle linee che tagliano via la speranza, sulle ferite inflitte alle persone e al territorio dalla costruzione del muro, sugli oggetti inanimati e sulle pietre.
Utilizzando una fotocamera di grande formato in modalità panoramica, la scala del paesaggio che ho potuto esplorare mi ha dato un senso spaventoso della sproporzione tra la grandezza della natura e la pochezza dei mezzi a disposizione di rifugiati e migranti per affrontarla. Guardavo un immobile luogo universale, sospeso tra la lotta per la vita e la morte incombente.
Attraverso l’ampiezza dell’inquadratura, dettagliando anche la bellezza dei deserti e degli attraversamenti montuosi, ho voluto costringere lo spettatore a immaginare la vulnerabilità di uomini, donne e bambini in quei territori inospitali. Questo si è rivelato potente durante alcune mostre, dove la possibilità di stampare e proiettare panoramiche di grande formato ha portato gli spettatori a un’esperienza coinvolgente della vasta geografia delle migrazioni del continente.
FUJIFILM GFX50S è diventata rapidamente un pezzo di attrezzatura obbligatoria per incarichi editoriali e di ONG, e l’uso delle panoramiche un segno essenziale della mia identità visiva, consentendo agli editor e ai grafici di sperimentare con layout più dinamici per storie più complete.
Come fotografo, il mio obiettivo è sempre stato quello di trovare la giusta distanza da una scena e tradurla visivamente in modo che diventi facile per gli altri entrare in empatia con i suoi protagonisti.
Il formato panoramico mi ha spinto più in alto, sulla cima di una scogliera o di una montagna, o lontano da una scena per poterla inquadrare nell’ambiente circostante, inducendo quindi un nuovo livello di osservazione che desidero duplicare con gli spettatori.
L’obiettivo da GF63mmF2.8 R WR si è rivelato molto utile durante gli incarichi anche utilizzando il formato 6×7 per ritratti e Still life, dove la definizione dei file e la profondità di campo del grande formato creano davvero un’esperienza fotografica più profonda, come se lo sguardo rimanesse costretto davanti all’inquadratura nel tentativo di orientarsi al suo interno.
Il sistema GFX mi ha aiutato a entrare in una nuova fase della mia fotografia, scoprendo punti di vista che non avevo mai immaginato prima.
Lo consiglio, in particolare, ai fotografi che lavorano, come me, da molto tempo su un progetto che sono determinati a portare avanti, alimentandolo quindi con uno sguardo nuovo che uno strumento come il grande formato, motiva a scoprire.