Ho sempre guardato con un po’ di invidia la Serie GFX. Innamoratomi fin da subito della qualità dei file, ho sempre avuto qualche timore riguardo le dimensioni.
Il tipo di fotografia che faccio richiede molti spostamenti che si rivelano spesso assai complicati a livello geografico (come andare all’altro capo del mondo) e a livello logistico (come camminare ore infinite con tutto il materiale in spalla) ed è per questo che le fotocamere della Serie X sono i miei immancabili “muli” di lavoro. Imbattibili sotto tutti i punti di vista: piccole, compatte, affidabili, leggere, di gran qualità e in uno spazio ridottissimo posso “stipare” una quantità considerevole di materiale altamente professionale!
Non nascondo tuttavia che mi è sempre rimasto il desiderio di usare più intensamente il sistema GFX. E non è soltanto la mia famosa GAS (Gadget Acquisition Syndrome) che parla… lo giuro!
Perché il Large Format di Fujifilm ha effettivamente qualcosa di speciale. La pasta dei colori, la texture dei pixel, la profondità delle immagini… guardando le foto si ha la stessa sensazione che si prova al cinema 3D con gli occhialetti colorati!
Poi, d’improvviso, l’arrivo di un fulmine a ciel sereno: una fotocamera con sensore da 102 Mega Pixel, in un corpo poco più grande della Serie X. Possibile?!
Ho avuto in mano GFX100S per alcune settimane, quindi posso confermare che non solamente è possibile, è addirittura reale… a mente lucida ha dell’incredibile.
Giriamola in altro modo: praticamente tutto ciò che mi (e qui sono abbastanza sicuro di poter usare un più collettivo “ci”) fa venir voglia dell’ammiraglia GFX100, è condensato in un corpo dalle dimensioni di una classica reflex full frame, con uno di quei sortilegi che solo Fujifilm sembra saper fare.
Quello che più mi affascina di questa GFX100S è il fatto che sia davvero “generosa” e “tanta”, di tutto (tranne che di peso e dimensioni!).
Partiamo dal sensore: avete mai scattato con 102 Mega Pixel? Avete mai provato a ingrandire su un pratico ed efficace schermo touch un’immagine di
tali dimensioni per controllarne la nitidezza? Del tipo che non si finisce mai di “pinchare” con le dita?
Ed ogni volta che pensi di essere al massimo, poi ingrandisci ancora un pochino e tutto è ancora pieno di definizione e dettaglio… personalmente, trovo che questi 11000 (è più) pixel di risoluzione sembrano non finire mai!
Poi, l’autofocus. Pure lui è “tanto”. Sfruttando il rilevamento di fase, posso dire con certezza che siamo anni luce da tutto quanto offre il mercato in questa categoria. Qui Fujifilm ha ancora una volta ridefinito e cambiato i benchmark di settore, perché fino ad oggi il medio formato con questa velocità di autofocus è rimasto soltanto un bellissimo sogno.
Parliamo poi della reattività, che è sempre “tanta” e altissima. Se pensiamo che ogni volta che premiamo il pulsante di scatto stiamo spedendo 200Mb alla scheda… è sorprendente come la macchina rimanga veloce e scattante.
Ci sarebbe ancora tanto da elencare, ma è sempre e solo fotografando che si mette veramente alla sbarra l’attrezzatura: possiamo leggere tutte le schede tecniche del mondo ma se non facciamo fotografie e non guardiamo con i nostri occhi non sapremo mai veramente di cosa stiamo parlando.
Cosi, caricato in spalla questo corpo macchina e qualche ottica, mi sono imbarcato su una piccola casa viaggiante, alla scoperta del Delta del Po, una parte d’Italia che mi ha sempre affascinato.
Nato e cresciuto non troppo lontano da questa zona, mi sono poi trasferito tra le montagne più alte d’Europa, e non nego che gli orizzonti senza fine continuano ad esercitare un fascino considerevole su di me.
Per questa avventura, date le difficoltà logistiche supplementari dovute alla pandemia mondiale, per essere “autosufficiente” mi sono procurato un camper e ho girovagato tra argini, lagune, sacche. Ho viaggiato e fotografato quel lembo di terra che si mescola tra acqua e cielo: una sorta di road-trip, alla scoperta della nuova fotocamera Large Format Fujifilm.
Impossibile non nascondere il mio stupore nell’usare GFX100S.
Si maneggia veramente allo stesso modo di una X-T4 o una X-H1. Anzi, dato il piccolo display superiore, il paragone più calzante potrebbe essere la nuova X-S10.
Quale che sia la somiglianza, la sostanza rimane la stessa: per chi sa usare una qualsiasi fotocamera della Serie X, fotografare con la “sorellona” non richiederà nessuno sforzo in più per adattarsi.
Tra le sacche ed i canali alla foce del Po, di foto ne ho fatte tante… e questo “piccolo mostro” mi ha davvero sorpreso su tutta la linea: un sensore enorme in un corpo super ergonomico, resa e dettaglio dell’immagine senza pari, gamma dinamica infinita, stabilizzatore interno, autofocus a rilevamento di fase, touch screen, wi-fi… e potrei continuare (e nemmeno ho cominciato con le caratteristiche video!)
Poi, quando penso che altri sistemi necessitano di essere collegati ad un computer per registrare un numero simile di megabyte, ed io mi ritrovo letteralmente con l’acqua fino al collo, fotografando pescatori di vongole, con gli spruzzi d’acqua su tutta l’attrezzatura… con un Large Format che non fa una piega, veloce, preciso, autofocus impeccabile anche a basse luci… ancora
mi sembra incredibile!
La “matericità” del sensore si addice alla perfezione a questi luoghi che a volte sembrano quasi evanescenti. Vuoi per le foschie, vuoi per le nebbie più dense, vuoi per l’estensione in orizzontale, certi particolari del Delta sembrano spesso voler sfuggire all’occhio umano.
Ma non sfuggono certamente a quello di GFX100S, che è capace di rendere ed esaltare ogni più fine dettaglio.
In più occasioni mi sono trovato, dopo aver scattato un’immagine, a scoprire al suo interno una serie di elementi che non avevo assolutamente visto ad occhio nudo. Totalmente impercettibili all’occhio umano.
E alla fine questa nuova “piccola” Large Format ti lascia proprio con questa sensazione… di guardare le tue immagini come se fosse sempre la prima volta.