Sono Isabella Tabacchi, e il mio lavoro, o meglio, la mia missione di vita, è viaggiare per trovare paesaggi da catturare attraverso l’obiettivo. Diciamo che esprimo il mio mondo interiore attraverso i luoghi naturali. Amo perdermi in posti dove la natura prevale nella sua maestosità e dove cambia versioni di sé stessa grazie agli eventi atmosferici o alle peculiarità del luogo in questione.
GFX100S II | GF45-100mmF4 R LM OIS WR | F5.6 | 1/2000s | ISO 80
Kazakhstan: un viaggio fotografico tra paesaggi mozzafiato
Un anno fa, su un volo da Tokyo a Roma, rimasi incuriosita dalle vedute dall’alto del Kazakistan, che stavo sorvolando nella sua parte orientale. Una volta in Italia, quindi, iniziai a fare delle ricerche e rimasi affascinata dal potenziale fotografico di molte aree.
Un Paese immenso, spesso poco raccontato, ma che custodisce alcuni dei paesaggi più sorprendenti e remoti che abbia mai visto. Per questo viaggio ho voluto portare con me una compagna speciale, FUJIFILM GFX100S II. Avevo bisogno di un sistema che potesse catturare le sfumature più sottili di una luce che cambia rapidamente, che reggesse a condizioni dure, ma soprattutto che sapesse restituire la profondità di quei luoghi che, più che essere visti, devono esprimere emozioni ed essere sentiti da chi osserva.
La verde regione di Almaty e il pianeta Mangystau
Il Kazakhstan è immenso. Ho dovuto scegliere su quali zone concentrarmi, così ho individuato due aree su cui avevo fatto molte ricerche. In entrambe le regioni c’erano dei luoghi su cui avevo parecchie aspettative da un punto di vista fotografico. Per questo ho deciso di soggiornare in Kazakistan due settimane e dividere il viaggio in due sezioni.
GFX100S II | GF500mmF5.6 R LM OIS WR | F5.6 | 1/1600s | ISO 100
La prima parte del mio viaggio sarebbe stata dedicata alla regione di Almaty, ossia la città più grande del paese, circondata da verdi steppe, colline che sembrano di velluto e delimitata dalla catena montuosa del Tian Shan che si estende anche in Cina e Kirghizistan. La seconda parte del viaggio sarebbe stata un’avventura in tenda nei paesaggi aridi ma surreali della regione del Mangystau, nel sud-ovest del Paese.
Almaty mi attirava per la sua vicinanza a scenari alpini che si fondono con l’estetica dell’Asia centrale. Il Mangystau, invece, mi dava l’idea di un luogo remoto, geologicamente unico al mondo, con formazioni rocciose, laghi salati e colorazioni del paesaggio che sembrano essere di un altro pianeta.
Due scenari opposti, un solo viaggio.
GFX100S II | GF100-200mmF5.6 R LM OIS WR | F7.1 | 1/50s | ISO 200
Il Khan Tengri e le sfumature della libertà
Ero atterrata ad Almaty con quella frenesia dolce che accompagna i nuovi inizi. Ricordo di aver pensato:”Eccomi! Sono davvero qui?” Dopo aver incontrato la mia guida e dopo aver riposato una notte in città, ho iniziato subito il viaggio verso il lago Kaindy, un luogo molto peculiare nascosto tra i boschi e le montagne. Il lago si formò in modo naturale nel 1911, in seguito a un potente terremoto che causò una frana di roccia calcarea, bloccando il fiume e creando una diga naturale. L’acqua ha poi sommerso una foresta di alberi di Picea schrenkiana che si trovano ancora oggi nelle sue acque turchesi. GFX100S II ha reso pienamente giustizia a quelle sfumature smeraldo e ai contrasti tra i tronchi e lo sfondo. Ho utilizzato GF100-200mm per avere un appiattimento della profondità di campo quasi artistico, adatto al luogo. Inoltre volevo focalizzarmi su una parte lontana da dove scattavo, più in ombra.
GFX100S II | GF100-200mmF5.6 R LM OIS WR | F16 | 1/3s | ISO 40
Un altro scatto memorabile è arrivato il giorno dopo, quando abbiamo dormito davanti ad un lago salato da cui si può osservare il Khan Tengri, un monte di 7010 m appartenente alla catena del Tian Shan. La montagna in questione è una piramide perfetta e domina le colline e le steppe circostanti.
Avevo parecchie aspettative su eventuali scatti che avrei potuto fare, riguardanti quella montagna e la cosa mi rendeva particolarmente ansiosa. Il meteo sembrava promettente ma non dovevano esserci nuvole all’orizzonte in direzione di quel monte, che era abbastanza distante da essere soggetto da teleobiettivo. Al tramonto non ero stata fortunata e alla fine mi rilassai, pensando che, anche se non fossi riuscita, non mi sarei arresa e sarei tornata in un viaggio futuro, passandoci anche una settimana pur di farcela.
Le speranze si sono riaccese due ore dopo cena, quando provai a fare uno scatto notturno e le nuvole erano sparite. Finalmente il Khan Tengri si faceva vedere! Dopo aver dormito nella mia tenda, mi svegliai un quarto d’ora prima della sveglia che avevo fissato. Aprii la mia tenda e vidi dei cavalli che galoppano lentamente in fila indiana, in lontananza, lungo il lago. Ancora intontita dal sonno, presi il teleobiettivo GF500mm e lo avvitai sulla GFX100S II. Montai l’attrezzatura sul treppiede. Nel frattempo, uno dei cavalli si era fermato a fissarmi, proprio allineato con il Khan Tengri, imponente e bellissimo. Essendo ancora le primissime luci dell’alba, per essere sicura che il cavallo fosse nitido, scattai con messa a fuoco sul cavallo e ISO molto alti. Poi, senza muovere nulla, con la stessa identica inquadratura, girai la ghiera della messa a fuoco e abbassai gli ISO, allungando i tempi per il resto della scena.
C’era qualcosa di magnetico in quel momento. Il cavallo, circondato dall’immensità di quei luoghi e davanti all’impressionante Khan Tengri, sembrava rappresentare l’essenza della libertà e della spensieratezza.
GFX100S II | GF500mmF5.6 R LM OIS WR | F5.6 | 1s | ISO 100
Dalle dune cantanti, alle formazioni rocciose del parco nazionale di Altyn-Emel, sono stati molti i paesaggi che fotografai. Ma i momenti più impattanti per me furono quelli appena descritti.
Il pianeta Mangystau
Dopo quei giorni così emozionanti, presi un volo interno che mi ha portò ad Aktau, una città sul Mar Caspio, dalla parte opposta del Kazakistan, nell’oblys del Mangystau. Una volta atterrata, guardando dal finestrino del fuoristrada, vidi un paesaggio completamente diverso. Una pianura infinita, arida. Sembrava di essere su Marte.
Ci inoltrammo in luoghi molto remoti. La guida locale conduceva il fuoristrada su tortuosi sentieri in mezzo alle steppe, diverse da quelle nella zona di Almaty, molto aride. Spesso incrociavamo gruppi di cammelli o cavalli liberi di pascolare in quelle pianure sconfinate.
GFX100S II |GF45-100mmF4 R LM OIS WR | F8 | 1/500s | ISO 100
Sono tornata nel Mangystau anche successivamente, a primavera 2025 ed è sempre una meravigliosa esperienza dormire in tenda in mezzo al nulla, senza internet o linea telefonica.
Tra i miei paesaggi preferiti ci sono stati la valle dei Castelli, un anfiteatro di formazioni rocciose che ricordano antiche fortezze e un gigantesco arco bianco davanti a un vastissimo lago salato. Come le monumentali guglie di Bozzhira, dove sono tornata anche durante la mia seconda visita.
GFX100S II |GF45-100mmF4 R LM OIS WR | F5.6 | 1/320s | ISO 125
Ma il mio luogo preferito sarà sempre valle degli UFO, dove formazioni rocciose che sembrano navicelle spaziali aliene sorgono solitarie in un vastissimo lago salato. Quel posto è il più remoto di tutti e richiede più di 4 ore di guida su un sentiero nella steppa. Se ne parla già in alcuni testi arabi del tredicesimo secolo, quando le carovane percorrevano la via della seta. In entrambe le mie visite con GFX100S II, ho potuto assistere a dei tramonti coloratissimi, poiché il sole tramonta proprio in direzione delle “navicelle” di roccia. La prima volta il lago era secco e le formazioni rocciose sembravano sospese su un mare di nebbia, mentre la seconda volta erano circondate dall’acqua e si riflettevano in essa. Le forti tonalità e contrasti di quei tramonti sono stati immortalati benissimo dalla Fujifilm GFX100S II e ho potuto recuperare tutte le informazioni nei RAW in Capture One.
GFX100S II |GF20-35mmF4 R WR| F16 | 1/15s | ISO 80
Il kit ideale: FUJIFILM GFX100S II
Viaggiare con FUJIFILM GFX100S II è stata una vera rivelazione. L’ho scelta per questo viaggio perché sapevo che avrei avuto bisogno di un sensore in grado di offrire gamma dinamica eccezionale, una resa dei dettagli estrema e soprattutto affidabilità in condizioni ambientali difficili: eventuale pioggia, polvere, umidità.
Il sensore medio formato da 102MP ha restituito profondità tridimensionale anche nelle luci più complesse, come i contrasti netti tra ombre e alte luci, specialmente nella valle dei castelli e nella valle degli UFO. La nuova stabilizzazione interna mi ha permesso di scattare anche a mano libera fino ad 1 “.
GFX100S II |GF20-35mmF4 R WR| F13 | 30s | ISO 40
Ho amato particolarmente la riproduzione del colore: realistica e decisa, che mi ha permesso di raccontare la vera anima dei tramonti e delle albe nel deserto. Anche la batteria ha retto sorprendentemente bene e l’ergonomia della macchina mi ha fatto sentire sempre a mio agio, anche durante lunghe escursioni con lo zaino carico.
GFX100S II |GF20-35mmF4 R WR| F16 | 1/25s | ISO 125
L’eredità di un viaggio
Tornare dal Kazakhstan è stato come svegliarsi da un sogno lungo due settimane. Ho lasciato dietro di me paesaggi che sembrano appartenere a un altro tempo, a un altro pianeta. Ma soprattutto, ho portato con me immagini che raccontano attimi per me irripetibili. Come lo sguardo di un cavallo che all’alba ha riconosciuto, forse, la mia stessa meraviglia.
Ogni fotografia scattata in questo viaggio è diventata un frammento di dialogo tra me e la terra kazaka. E ogni volta che torno in Italia dal Kazakistan, mi sento come rinata. Sono davvero pochi, tra i tanti luoghi che ho visitato, quelli che mi regalano quella sensazione di essere lontana ma come a casa.
GFX100S II |GF20-35mmF4 R WR| F11 | 2.5 sec | ISO 800