Il regista Joseph Eriksson spiega quanto la pianificazione – anche minima – comporti una grande differenza
Joseph Eriksson è un regista di Stoccolma, in Svezia. Perseguendo una passione per il cinema fin dall’infanzia, di recente Joseph si è trovato alla guida di produzioni che lo hanno portato a riflettere sull’importanza di una buona pianificazione.
“Mi considero principalmente un direttore della fotografia”, esordisce Joseph. “Ma devo riconoscere che attualmente mi occupo molto spesso di regia. Ho iniziato lavorando molto nel campo della moda, e all’epoca si trattava per lo più di presentarsi, portare una macchina fotografica, trovare delle angolazioni interessanti e cercare di creare buoni risultati in post-produzione”.
Questo stile di ripresa improvvisato era nato per necessità, ma ora che Joseph è impegnato in progetti più narrativi, cerca di adottare un approccio tradizionale in fase di preparazione.
“Con il passare del tempo, mi sono evoluto. Ho cercato di concentrarmi maggiormente sulla pre-produzione, quando possibile, per avere un’ottima base di partenza”.
Ogni aspetto del film che può essere organizzato prima dell’inizio delle riprese principali, elimina la pressione dalla parte più rischiosa della produzione.
“Ci sono molti passi in fase di pre-produzione. Ma dipende dalle persone con cui si lavora e dal tipo di cliente”, spiega Joseph. “È sempre diverso da progetto a progetto e il team con cui si lavora cambierà l’approccio”.

Creazione di uno Storyboard
Per uno degli ultimi film a cui Joseph ha lavorato, è stata coinvolta solo una piccola troupe. “Un tecnico delle luci mi ha aiutato a impostare l’illuminazione sul set e un primo aiuto regia mi ha aiutato con i tempi e la programmazione”, racconta Joseph. “Stavo dirigendo e filmando, quindi ero molto concentrato”.
In situazioni del genere, è ancora più importante avere un piano preciso.
“Non è sempre così, ma è probabilmente il modo migliore di lavorare”, suggerisce Joseph. “Ho iniziato con la sceneggiatura, poi ho costruito uno storyboard con spezzoni di riferimento. Non faccio storyboard con carta e penna o altro: cerco di trovare immagini reali dai film, quindi uso database di fotogrammi esistenti. Ho iniziato a stenderla e a fare lo storyboard in modo abbastanza rigoroso”.
Un approccio dettagliato in questa fase ha portato a un elenco completo di cose da fare. Dopodiché, si trattava semplicemente di spuntarle.

“Sapevo esattamente che tipo di luoghi, attrezzature e illuminazione avevamo bisogno. Tutto questo era già stato stabilito in fase di pre-produzione, il che ha reso molto più facile organizzare il lavoro e gestire le tempistiche.
“Per questo progetto sono stato meticoloso”, continua Joseph. “Volevo che il film finale si avvicinasse il più possibile allo storyboard. Per certi versi è impossibile, perché dipende dalla luce naturale e da altri fattori. Ma in termini di angolazione e composizione, ho cercato di renderlo il più simile possibile ai miei riferimenti, e credo che ci siamo avvicinati molto.
“Questo approccio è stato utile anche per la tempistica. Molto spesso semplicemente me lo sentivo. ‘Ok, abbiamo finito questa scena. Non serve rifarla, non servono altre angolazioni’. Una volta terminata, potevamo continuare con la successiva. Abbiamo lavorato più velocemente del previsto, cosa molto rara”, sottolinea. “Ha davvero funzionato per questo tipo di produzione”.

La scelta dell’attrezzatura
Joseph ritiene fondamentale conoscere nel dettaglio la propria attrezzatura molto prima di mettere piede sul set. Questo permette di pianificare una produzione che sfrutti i punti di forza del proprio kit. Prima di iniziare Out of Stock, un progetto che ha girato con la FUJIFILM X-H2S, Joseph si è preso il tempo necessario per capire come utilizzare al meglio questa macchina fotografica.
“Ho fatto alcuni test per capire quanto fosse effettivamente adatta”, ricorda Joseph. “Me ne sono innamorato subito. Ero sicuro di poter fare molto con un equipaggiamento minimo. È talmente pratica così com’è, una piccola macchina fotografica con ProRes interno e ottimi codec, e fin dall’inizio mi sono reso conto che volevo ridurre al minimo l’attrezzatura aggiuntiva”.
Le prove con la macchina fatte da Joseph hanno contribuito a tutta la realizzazione del film, dallo storyboard in poi. Sapere come voleva usare la macchina fotografica lo ha aiutato a decidere le angolazioni e le composizioni, a conoscere bene le impostazioni disponibili e a inserire gli effetti integrati nella macchina.
“La scorsa settimana ho girato un altro progetto con X-H2S“, aggiunge Joseph. “Ho fatto molti salti tra le riprese in 6,2K open gate e quelle in 4K/120p. Tutto seguiva storyboard: si sapeva se una scena doveva essere in slow motion e così via”.

Preparare l’illuminazione
Per l’illuminazione, Joseph preferisce accentuare ciò che è naturale. “Se posso scegliere, mi piace partire dalla luce naturale. Se avessi la massima libertà, non userei alcuna luce, ma questo non è possibile in Svezia. Non basta arrivare e sperare che ci sia una buona illuminazione, quindi devo essere preparato”.
Ciò significa essere pronti con un assortimento di apparecchi e accessori per migliorare la luce che il sole svedese offre in un dato giorno.
“Mi piace basarmi sulla luce naturale del giorno e poi modellarla un po’, sia con la diffusione, le vele solari, il rimbalzo e il riempimento negativo, sia con alcune luci più piccole che è possibile attenuare. Se c’è una finestra, mi piace averla come luce principale e poi integrarla un po’ dallo stesso lato. In questo modo, il risultato è molto più gradevole di quello che si otterrebbe se fosse interamente luce naturale.
“Voglio che le persone vedano il mio lavoro e pensino che non sia per niente illuminato artificialmente, quindi cerco di essere discreto laddove sia possibile. Bisogna essere pronti a costruire qualcosa dalle fondamenta se non ci sono le circostanze giuste. In ogni caso, niente è meglio della luce naturale”.

Considerazioni rispetto alla fase di Editing
Anche se lontana, a Joseph piace pensare alla post-produzione durante la pre-produzione. Avere un piano definito per l’aspetto finale di un progetto aiuta in ogni fase del processo di produzione.
“Di solito trovo buoni film di riferimento che sono montati e regolati nel modo in cui vorrei”, osserva Joseph. “Non mi servono molti riferimenti diversi, solo uno o due che mi aiutino a impostare un’estetica”.
Prestare attenzione a come vengono tagliati questi film aiuta a creare uno storyboard ben ritmato. “Si tratta più che altro del modo in cui mi interessa montare il film per quanto riguarda il ritmo e anche la differenziazione delle scene”.
È importante evitare la ripetizione visiva. “Ad esempio, Out of Stock è stato girato in pieno giorno, di notte e di sera, oltre che in ambienti interni ed esterni. Ci si sposta di continuo, il che è positivo per l’editing, perché è sempre in evoluzione e in cambiamento.

“Dato che mi occupo soprattutto di pubblicità, so che è necessario catturare l’attenzione dello spettatore”, conclude Joseph. Fin dall’inizio della pre-produzione, il regista ha in mente di creare qualcosa di veloce e memorabile: “Devi rendere felice il pubblico per il breve tempo che hai a disposizione”.